I Casanova : una famiglia d'arte nel secolo XVIII
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Non conosco classico più classico di questo classico seriore, minore e manierista, scriveva nel 1974 Pier Paolo Pasolini recensendo i Dialoghi di Luciano, apparsi per i Millenni di Einaudi con la prefazione di Leonardo Sciascia. Con la definizione di classico, il poeta di Casarsa intendeva descrivere la capacità di Luciano di vedere i dettagli reali in modo tanto economico quanto incantevole, e di vederli con occhio acuto e metallico, teso a incidere nella realtà a lui contemporanea, senza compassione, con l'attenzione alle piccole cose e alle meno appariscenti delle creature.
Pasolini si identificava con lo scrittore antico, perché come lui soffriva della consapevolezza di trovarsi in un vicolo cieco della storia, e della storia letteraria, e guardava all'ormai irrecuperabile passato con nostalgia: in tale buio della storia, presagio anche della fine imminente della propria vicenda individuale, Pasolini rileggeva Luciano, ritrovando e condividendo quel riso satirico impietoso della cultura del proprio tempo, con l'amara coscienza che, come lui stesso, Lucia-o anziché corrodere, minare, demistificare – da filosofo cane come il suo mitico Menippo – la propria cultura, corrode, mina e Casanova teneva famiglia e che famiglia! Se si esclude il fratello minore Gaetano Alvise con il quale Giacomo ebbe sempre pessimi rapporti forse perché testimone del raggiro della marchesa d'Urfé, gli altri componenti della sua famiglia paiono avere una presenza non irrilevante nell'universo artistico del XVIII secolo.
La madre Giovanna Farussi, brillante interprete di intermezzi e seconda amorosa a Vienna, Verona, San Pietroburgo, Varsavia e Dresda, ispirò a Carlo Goldoni la Pupilla onorata e il rammarico per la sua partenza da Venezia verso San Pietroburgo. I fratelli Giovanni Battista e Francesco si dedicarono con successo alle arti figurative. Francesco pittore non solo di battaglie, membro della Académie de picture, sculpture et gravure di Parigi, protetto a Vienna dal principe Kaunitz, Giovanni, allievo di Mengs, direttore della Accademia di belle arti di Dresda, disegnatore di opere antiche a tal punto raffinato da ingannare il celebre abate Winckelmann che scambiò due sue opere per originali. Ma se ci muoviamo verso l'orizzonte della famiglia allargata troviamo Silvia Balletti, la prima amorosa des Italiens ai tempi di Marivaux e quasi suocera essendo la madre di Nena, la giovanissima fidanzata di Giacomo, la sola donna per la quale Casanova fece le carte.
E la ricerca del padre? Tralasciando figure di paternità letteraria come Giorgio Baffo o genitori quasi putativi quale il senatore Matteo Bragadin, una sorta di marchesa d'Urfé al maschile, solo un poco più saggio, il figlio di Gaetano Casanova nel libello Né amori, né donne, ovvero la stalla ripulita (1782) dichiara di avere come padre Michele Grimani, peraltro protettore della famiglia Casanova, o forse solo di Zanetta Farussi. Certo è che affermare il nobile Michiel Grimani come proprio padre gli avrebbe garantito la patente di nobiltà che tanto gli era mancata frequentando l'aristocrazia europea. Ma a Venezia c'era una certa rigidità in proposito. Così nel 1783 il velenoso pamphlet gli costò l'abbandono precipitoso dei territori della Dominante, ma anche della bella Francesca Buschini e dei suoi libri. Cercare un padre può significare perdere una patria se non si è Telemaco e se il padre non è Ulisse. [Testo dell'editore]
Collected essays.
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ISBN: 9788855583466
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